Impresa o illusione? Difficile dirlo ora, ma la notizia lascia ben sperare: il petrolio è tornato a quota 50 dollari al barile. E ora, anche se società e investitori continuano a essere dubbiosi, il mercato sembra voler nuovamente credere nella grande svolta del settore. I fondi di investimento speculativo hanno subito risposto a questa sorprendente attività dell’oro nero, aumentato la posizione rialzista. In pochissimo tempo, negli ultimi giorni, sono aumentati gli investimenti nel lungo periodo sui titoli.
La situazione petrolio è destinata a migliorare?
Gli analisti e gestori non hanno alcun dubbio: la situazione che stiamo vivendo è destinata a migliorare e l’oro nero potrebbe regalare ulteriori sorprese in questa seconda metà del 2017. Nei primi sei mesi dell’anno corrente, il petrolio ha già fatto registrato i suoi minimi: 44 dollari con il Brent e 42 il Wti. Inoltre i tagli alla spesa legata alle esplorazioni e i segnali di rallentamento nella produzione statunitense permettono di sfruttare un punto importante a livello di prezzi.
Gli analisti spiegano che nel 2017 non si andrà oltre i 55 dollari al barile, opzione che spingerebbe i produttori statunitensi a considerare l’idea di aumentare l’output. Tale idea è sostenuta anche dall’International energy agency, associazione che si occupa di tutti i paesi consumatori del petrolio.
I report spiegano che nel 2017 le richieste potranno crescere di 1,5 milioni di barili giornalieri; un buon aumento se pensiamo che fino a un mese fa si parlava di una stima di 1,4 milioni.
Produzione aumentata dello 0,5%
Per l’Opec (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) la domanda globale di petrolio crescerà di 1,37 milioni di barili giornalieri, arrivando invece a 1,28 milioni al giorno come stima per il 2018. La produzione dei Paesi esportatori di petrolio è intanto aumentata dello 0,5% nel mese di luglio, arrivano a un +172.600 barili rispetto a giugno. Ciò significa che il totale registrato è di 32,87 milioni di barili prodotti al giorno.
Resta a osservare con il fiato sospeso Piazza Affari, con alcuni titoli energetici come Eni, Saipem, Tenaris che dipendono interamente dal corso seguito dall’oro nero. Le ultime due società offrono servizi oil collaborando con le major e, vista la crisi, hanno dovuto far fronte a una riduzione delle proprie commesse per il netto taglio agli investimenti. Eni invece è riuscita a correre ai ripari andando a tagliare i costi, puntando su una strategia che aiuti il gruppo a crescere, mantenendo un valore di break even sotto la soglia di 45 dollari.
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